6 consigli per migliorare la raccolta differenziata dell’organico

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Chi almeno una volta non si è posto delle domande sul come fare al meglio la raccolta differenziata? Ad esempio della frazione organica? Una interessante e pratica ecoguida arriva dal Consorzio Italiano Compostatori: il CIC, a partire dalla scelta del sacchetto, ribadendo la necessità di un intervento migliorativo relativo alle etichette: “è necessario che siano rese compostabili”.

1 – Sacchetti ortofrutta compostabili: idonei per la raccolta dell’umido
I sacchetti ortofrutta, che dal 1 gennaio 2018 dovranno essere costituiti esclusivamente da materiale biodegradabile e compostabile, sono compatibili con il sistema impiantistico nazionale e con le modalità di raccolta diffusi sul territorio; pertanto possono essere utilizzati per il contenimento dell’umido domestico.

2 – Etichette: è meglio rimuoverle dal sacchetto
Le etichette rappresentano effettivamente una criticità a cui sarebbe importante dare una risposta. Vale sia per quelle dei sacchetti ortofrutta che per quelle riportate direttamente su alcuni tipi di frutta e verdura, come ad esempio banane e mele. Gli impianti sono comunque attrezzati a rimuoverle; tuttavia, l’utente sensibile può apporre l’etichetta sul manico, così da toglierla prima di utilizzare il sacchetto per la raccolta dell’umido, senza inficiarne la tenuta (peraltro andava tolta anche prima quando era apposta sul sacchetto di plastica, ndr)!.

3 – Impianti qualificati per gestire plastica biodegradabile e compostabile
L’impiantistica dedicata al riciclo dei rifiuti organici si conferma come una filiera qualificata ed efficiente nella gestione degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile: la quasi totalità degli impianti (con poche eccezioni, dovute a particolari sistemi di pretrattamento) accetta e gestisce senza alcun problema la presenza di manufatti in bioplastica compostabile nel flusso di organico conferito, sia nel caso di processi biologici di solo compostaggio che nei processi integrati digestione/compostaggio.

4 – Sacchetti strappati: vanno bene nell’organico
Un sacchetto strappato, ancorché non più a tenuta, può essere comunque conferito nel flusso dell’organico destinato al compostaggio (o digestione anaerobica abbinata al compostaggio) perché biodegradabile e compostabile.

5 – Per l’organico solo sacchetti certificati
Per un corretto trattamento dei rifiuti organici è fatto obbligo di utilizzare i sacchetti in materiale biodegradabile e compostabile certificati a NORMA UNI EN 13432 in carta o in bioplastica, per contribuire all’effettivo recupero dei rifiuti e alla produzione di compost di qualità. Controllate quindi che vi sia il riferimento alla norma! Per riconoscere un sacchetto conforme alla legge basterà infatti controllare se riporta le scritte “biodegradabile e compostabile”, quella dello standard europeo EN 13432:2002 e la certificazione di compostabilità.

6 – Evitare le buste di plastica tradizionale
Per raccogliere l’umido bisogna assolutamente scartare le buste di plastica tradizionale: è un materiale che risulta “indigesto” ai microorganismi che trasformano gli scarti alimentari e verdi in compost. Non può dunque essere riciclato nella filiera del recupero del rifiuto organico.

“La Legge recentemente approvata ha un obiettivo condivisibile, in quanto mira a diminuire la presenza di plastica ultraleggera sostituendola con sacchetti compostabili. Un’evoluzione per il CIC importante e preziosa”, sottolinea Massimo Centemero, direttore CIC. “Il nostro auspicio per il futuro è un intervento migliorativo per rendere anche le etichette compostabili”.

ARTICOLO DI LETIZIA PALMISANO GIORNALISTA AMBIENTALE