La finanza etica vale il 5% del PIL in Europa

Dalla scelta di banche etiche, al finanziamento del microcredito ai green bond. Ecco i numeri della finanza etica ad un anno dall'approvazione della legge sulla finanza responsabile

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La finanza etica vale il 5% del PIL europeo a dare i numeri la prima ricerca in Europa in tale ambito presentata a Roma a Monte Citorio, ad un anno dall’approvazione della legge sulla finanza responsabile

“La finanza etica è molto diversa da quella rapace e, proprio per questo, permette di conservare o aumentare il valore economico dei propri risparmi nel tempo e di aggiungere all’ultima riga dell’estratto conto una serie di altri valori, come il rispetto per l’ambiente, la lotta contro i cambiamenti climatici, il diritto alla casa o a un’alimentazione sana, l’inclusione delle Persone e delle organizzazioni tradizionalmente escluse dai circuiti finanziari ordinari“. Così inizia la nota stampa diffusa con la presentazione dei dati della ricerca di Fondazione Finanza Etica realizzata a cura di Matteo Cavallito, Emanuele Isonio, Mauro Meggiolaro.

Dal report è emerso come la somma delle attività di finanza etica e sostenibile in Europa sia pari a 715 miliardi di euro: quasi il 5% in rapporto al prodotto interno lordo totale dell’Unione europea (nel sommare i dati i ricercatori hanno tenuto molto strette le maglie per non includere i prodotti finanziari o creditizi che si definiscono “etici” ma sono annacquati dal marketing, perché anche l’etica può essere un argomento per vendere di più). Ecco come sono suddivisi questi 715 miliardi:

 – 39,80 miliardi rappresentano gli attivi delle circa 30 banche etiche e sostenibili europee, che a fine 2016 hanno concesso crediti per un totale di 29,33 miliardi di euro a decine di migliaia di progetti per l’inclusione sociale, la tutela dell’ambiente, la cultura o la cooperazione internazionale. Le solide e resilienti: negli ultimi dieci anni i loro rendimenti sono stati costanti. Della crisi, le banche etiche non si sono nemmeno accorte.

 – 493 miliardi sono stati invece investiti in fondi socialmente responsabili e quindi in azioni e obbligazioni di imprese quotate in borsa o in titoli di Stato, tutti naturalmente selezionati in base una serie di criteri di sostenibilità: niente armi, gioco d’azzardo o tabacco. Via libera, invece, per le società e gli Stati “migliori della classe”: che investono nelle energie rinnovabili, adottano sistemi di gestione ambientale certificati e non sono coinvolti in alcun tipo di controversie gravi.

 – 2,54 miliardi di euro sono l’ammontare dei microcrediti concessi in Europa. Una cifra piccola rispetto ai crediti delle banche etiche e gli investimenti dei fondi socialmente responsabili ma che rappresenta la somma di centinaia di migliaia di piccoli prestiti che fanno la differenza. Il microcredito, reso famoso dal “banchiere dei poveri”, il bengalese Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace nel 2006, si è dimostrato valido anche per le esigenze di 750mila europei: prestiti da poche migliaia di euro che hanno permesso l’avvio di attività imprenditoriali di successo o per far fronte a bisogni temporanei di liquidità. C’è chi con quei soldi ha aperto una sartoria che lega Italia ed Africa, chi ha lanciato una start-up diventata milionaria e chi, più modestamente, ha pagato le spese mediche per l’assistenza di un parente. Donne e uomini che non sarebbero mai riusciti a ottenere un finanziamento da una banca tradizionale perché considerati “non bancabili“: disoccupati o con un lavoro precario o poco remunerato oppure giovani con idee innovative ma senza capitali per realizzarle.

 – E infine titoli obbligazionari verdi (green bond), attraverso i quali le imprese e le amministrazioni si indebitano sul mercato per finanziare progetti ambientali, sono esplosi nel biennio 2013-2014 e da allora continuano a crescere: in Europa, segnala l’ultimo dato aggregato diffuso lo scorso anno, il valore dei titoli green in circolazione è pari a 178 miliardi di euro. Marginali ma in forte espansione, i social impact bond stanno invece finanziando progetti di welfare per un totale di 273 milioni di euro. Una delle nuove frontiere della finanza etica e sostenibile che viene approfondita nella quarta parte della ricerca, tra molte luci e alcune ombre.

ARTICOLO DI LETIZIA PALMISANO GIORNALISTA AMBIENTALE