Nel Belpaese, il settore della green economy è una realtà degna di assoluto interesse. Si stima infatti che il 42% delle imprese operi all’interno di questo perimetro (nel solo ambito della gestione dei rifiuti operano oltre 5.000 players).
È quindi importante fissare un piano programmatico che definisca la strategia percorribile dalle aziende che vogliono operare nella green economy.
A tal proposito il Consiglio Nazionale della Green Economy – realtà composta da 66 organizzazioni di imprese green italiane – ha redatto dieci proposte che sono state presentate a Rimini, nell’ambito di Ecomondo, nella giornata inaugurale degli Stati Generali della Green Economy, organizzati dal Consiglio Nazionale della Green Economy in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dello Sviluppo Economico, con il supporto della Fondazione Sviluppo Sostenibile.
Innanzitutto il passaggio alla green economy deve costituire una priorità dell’agenda parlamentare e di governo.
Primo passo in tal senso deve essere la sfida ai cambiamenti climatici che punti ad una riduzione delle emissioni di gas serra, rispetto al 1990, del 50% entro il 2030 e di oltre l’80% al 2050 nonché al raddoppio, entro il 2030, del contributo dei sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili anche col supporto di un fondo nazionale alimentato anche con una carbon tax progressiva.
Bisogna poi ridurre sprechi e puntare sull’economia circolare incentivando la riduzione dei rifiuti grazie ad una raccolta differenziata più efficace.
Va inoltre inaugurato un Piano nazionale di rigenerazione urbana in ottica green che riqualifichi le aree urbane degradate.
Sempre nell’ambito urbano, sono necessari investimenti infrastrutturali che consentano di implementare sistemi di trasporto pubblico e prevedano, entro il 2030, il divieto di immatricolazione di auto alimentate a diesel e benzina.
Va promosso lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile, possibilmente biologica, ma sempre di qualità e che non consumi suolo agricolo.
È poi essenziale l’adozione di agevolazioni fiscali che supportino un programma di Industria 4.0 e che riesca a riallocare risorse dirottandole dalle attività più dannose per l’ambiente verso ambiti occupati da realtà che operano in chiave ecosostenibile.
Va tutelato e valorizzato il capitale naturale e, a tal proposito, va fermato il consumo di suolo.
Allo stesso tempo va tutelata una risorsa essenziale alla vita di qualsiasi genere: l’acqua. Devono quindi essere eliminati sprechi e, nel contempo, vanno ridotti i rischi di possibili eventi alluvionali.
La transizione alla green economy richiede, infine, maggiore impegno delle amministrazioni pubbliche che devono operare, a tutti i livelli, con maggiore celerità ed efficacia. Bisogna che tutti gli acquisti delle pubbliche amministrazioni siano “verdi” valutando, all’interno dei bandi, anche i costi e i benefici ambientali delle proposte ricevute
“Gli Stati Generali della Green Economy sono un’iniziativa che il Ministero dell’Ambiente sostiene e promuove dalla sua nascita – ha affermato il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – perché rappresenta una grande occasione di confronto e una privilegiata sede di analisi e proposte per l’Italia del futuro. Qui cresce e trova alimento la cultura dell’ambiente come motore di sviluppo globale per la società italiana. Questa è anche la mia visione dell’Italia del domani, questa è la visione degli “Stati Generali”. Dialoghiamo su misure, progetti, programmi, interventi ma abbiamo tutti un obiettivo comune: sostenere e far crescere la green economy, e attraverso essa, far crescere il paese”.
“La consapevolezza delle sfide della nostra epoca, l’importanza decisiva della transizione alla green economy per affrontarle e l’impegno per le misure per attuarle devono essere – ha dichiarato Edo Ronchi, del Consiglio Nazionale della Green Economy – criteri fondamentali per valutare le proposte politiche e valutare se siano all’altezza dei tempi o inadeguate. Lo sviluppo di una green economy è importante per cogliere le grandi potenzialità green dell’Italia e assicurare uno sviluppo sostenibile, con maggiore occupazione e un miglior benessere”.